Bob Marley dall’aldilà starà festeggiando perché dopo l’Uruguay dove ormai “canna libera” per legge è cosa fatta – anche se solo da novembre le farmacie di Montevideo cominceranno a vendere la marijuana a chi si è regolarmente registrato come consumatore/dipendente – adesso anche il governo della sua Giamaica sta per legalizzare il possesso di questa droga.
A renderlo noto è il ministro della Giustizia in persona, Mark Golding, che chiarisce come l’esecutivo di Kingston appoggi la modifica dell’attuale legge proibizionista per rendere legale il possesso di “maria” sino ad almeno due once, pari a 57 grammi, una discreta quantità per “fumare” con gli amici senza correre il rischio di finire in gattabuia. Golding ha anche precisato che, oltre che per uso personale, la “ganja”, così chiamano la marijuana in Giamaica, sarà legalizzata per ogni scopo legato alla medicina, alla scienza e alla religione.
Entro settembre la nuova legge sarà approvata dal parlamento ed entrerà in vigore, assicura il ministro della Giustizia giamaicano per poi precisare che lo scopo della nuova legge «non è stimolare il consumo di questa droga ma avere un approccio più “illuminato” nei confronti di chi oggi è trovato in possesso di piccole quantità di marijuana». Tradotto: abbiamo le carceri piene, fumano in tanti, assurdo continuare con una legge oramai superata dalla consuetudine.
Se non una legalizzazione di stato, insomma, in Giamaica si tratta senza dubbio dell’ennesima vittoria per i supporter dell’antiproibizionismo che, ogni giorno che passa, guadagnano sempre più adepti in America latina e nei Caraibi.
Se infatti sia l’ex generale oggi presidente del Guatemala Pérez Molina sia una sfilza di ex presidenti più o meno illustri a cominciare dal messicano Vicente Fox, il colombiano Cesar Gaviria e il brasiliano Fernando Henrique Cardoso, non passa giorno in cui non si dichiarino contrari alla “war on drugs” implementata sinora nella regione dagli Stati Uniti, fa comunque sensazione che adesso si apra alla “ganja” il paese più associato a questo particolare tipo di droga (basti pensare alle tante bandiere giamaicane con sopra stampate foglie di marijuana).
Sicuramente colui che contribuì a rendere celebre il reggae nel mondo, ovvero Bob Marley, sarebbe stato felice della scelta del governo di Kingston che, però, a detta di alcuni corrispondenti avrebbe deciso per la legalizzazione per le pressioni del locale movimento del Rastafarianesimo, che unisce musica a religione e considera la “ganja” un’erba sacra.
Più probabile a nostro avviso che, invece, dietro alla scelta ci sia al solito il business. Se infatti è chiaro che dietro la scelta dell’Uruguay ci siano gli interessi di George Soros e della fondazione Rockefeller – che sulla liberalizzazione di Montevideo hanno assicurato investimenti importanti e hanno incontrato il presidente Mujica più volte – Angela Brown, sindaco della capitale giamaicana Kingston, non ha problemi ad ammetterlo senza problema: «È arrivato il momento di dare ai giamaicani l’opportunità di trarre profitto dall’industria della marijuana». Più chiaro di così.
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